venerdì 4 dicembre 2015

Occhi aperti...occhi chiusi

Il soffitto è di colore verde. Un verde scolorito e sporco. Molto chiaro. Comincio a muovermi. Faccio fatica. I muscoli contratti e la schiena mi duole, ma allo stesso tempo sono calmo leggero.

Mi accorgo di essere in un ospedale solo all'uscita. È notte. Riconosco i miei amici raggruppati e i loro volti attenti su di me, agitati e preoccupati. Sono al centro dell'attenzione ma non riesco a capire il perché. Salgo in macchina. Non so chi c'è alla guida. Il viaggio verso casa è un vuoto totale. La stanchezza mi possiede e il corpo chiede solo di dormire. Solo a letto prima di chiudere gli occhi e di cadere in un sonno profondo realizzo che forse è successo qualcosa. Qualcosa mai successa prima. Strano. Un momento prima era tutto normale.


Poi, e come se qualcuno mi avesse preso per le labbra trascinandomi a terra con tutta la forza possibile. Ma forse è tutto un sogno. Apro gli occhi e poi il verde del soffitto dell'ospedale e il suo odore inconfondibile. Non ci voglio ripensare. Mi addormento. Il Mattino dopo la lingua mi duole. Allo specchio c'è una ferita sul lato sinistro, era diventata un pezzo di carne morsicata.
Alla visita ho i fili in testa. Dall'altra stanza una voce mi detta: occhi aperti, occhi chiusi, occhi aperti, occhi chiusi.
La mia testa è sotto esame. Mi rilasso. E proprio in quel momento non posso fare a meno di pensare al mio autore preferito. A lui, e ai suoi personaggi. All'ateo suicida dei Demoni, al figlio illegittimo di Fëdor Karamazov che simula un attacco per difendersi dall’accusa di omicidio. E al il principe Myškin, quando dice: Improvvisamente gli si spalancò davanti come un abisso. Una straordinaria luce interiore gli illuminò l’anima. Quella sensazione durò forse un mezzo secondo; nondimeno egli si ricordò in seguito con chiara consapevolezza il principio, la prima nota dell’urlo terribile che gli sfuggì dal petto. Poi la sua coscienza, in un attimo, si spense e subentrò una tenebra fitta. A un tratto, in mezzo alla tristezza, al buio e all'oppressione, il suo cervello sembrava accendersi di colpo, tendendo in un estremo impulso tutte le proprie energie vitali. In quell'attimo, che aveva la durata di un lampo, la sensazione della vita e il senso dell'autocoscienza sembravano moltiplicarsi di forza. Il cuore e lo spirito si illuminavano di una luce straordinaria. Tutti i dubbi, tutte le ansie e le agitazioni sembravano quietarsi di colpo, si risolvevano in una calma suprema, piena di armonica e serena letizia, di speranza, di ragionevolezza e di penetrazione suprema. 


E' la mente che si trasforma in un camino acceso nel pomeriggio d'inverno, che non è può più e a volte esplode, e tu, per qualche minuto, ti allontani dal mondo.


Francesco Casillo Venerdi 24 ottobre 2014



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