sabato 18 giugno 2016

La vita attraverso di te (Capitolo 3)

Il mio segreto


Era brutto, decisamente. Alquanto noioso, un ragazzo nato vecchio.
Al terzo anno di ragioneria i migliori della classe erano lui, T. e L. “gettonato” dalle ragazze.
L. era di tutt’altro temperamento: simpatico, estroverso, chitarrista in una band che suonava cover dei Pooh, organizzava gruppi di studio per il pomeriggio e aiutava chi era in difficoltà.

T. invece, piuttosto chiuso, ombroso, aveva sul viso l’espressione di chi non si aspetta molto dalla vita.
Intuivo di piacere ad entrambi, ma L., nonostante la grinta che lo caratterizzava non ebbe mai il coraggio di andare “contro - corrente” e la corrente, in quella scuola, non andava nella mia direzione.
Io ero l’esclusa, arrivata il terzo anno da un’altra scuola, respinta al secondo anno, mi portavo addosso l’aurea dell’emarginata.
Il mio atteggiamento certo non aiutava, ero ormai abituata a starmene per conto mio e non provavo nemmeno a socializzare con gli altri.

La consapevolezza della tua esistenza in me era così presente che in qualche modo, questo sapermi diversa, traspariva agli altri che mi lasciavano ai margini.
Così, quando T. mostrò simpatia e disponibilità ad aiutarmi nello studio, non mi sembrò vero. Era un ragazzo intelligente e anche se il suo metodo di studio non era il massimo, era pur sempre una compagnia e apprezzavo l’impegno che metteva nel cercare di aiutarmi.

Ci trovavamo il pomeriggio a casa, e tra pagine di storia, diritto ed economia, traspariva da T. un certo interessamento nei miei confronti...
Mi filava il tipo, ma non aveva il coraggio di corteggiarmi in modo palese.
Forse leggeva nel mio cuore l’assoluta indifferenza e così, ogni tanto, “tastava il terreno” con qualche lettera un po’ farneticante dove faceva capolino una frase romantica ma mai palesemente esplicita.
Scriveva a me ma era come se parlasse di una terza persona.

In ogni caso tra noi nacque una bella amicizia, ero molto grata del suo aiuto e, ancora di più, dell’inconsueta disponibilità che manifestava nel frequentarmi, cosa per me nuova nell’ambiente scolastico.
Intanto tu eri il mio grande segreto, “convivevamo” ormai da 3 anni ma mai avevo avuto il coraggio di rivelarti a chicchessia.
Così, pensai, con T. forse avrei potuto rischiare... lui così solo, così preso da me, anch’egli così sfortunato con la salute con un forte problema agli occhi, certamente avrebbe capito il mio!

Un pomeriggio, eravamo a casa mia, seduti al tavolo del salotto a studiare, sentii che il momento era arrivato: liberarmi da un peso che portavo con me ormai da troppo tempo.
Tremante e con il cuore a mille gli feci la “grande rivelazione”.
Si fece un grande silenzio tra noi, lui mi guardò fisso negli occhi e disse:
“dovrà volerti molto bene chi deciderà di dividere la sua vita con te”.
Non mi confidai più per altri 4 anni.

Claudia Giulietti


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