sabato 25 giugno 2016

La vita attraverso di te (Capitolo 4)

L’avvocato R.


Lui studiava legge, fra poco si sarebbe laureato avvocato... mi affascinava quel ragazzo dal cervello vivace che si rifletteva in un bellissimo sguardo penetrante.
Era ancora il tempo in cui pensavo che avere una cultura fosse sinonimo d’intelligenza...



Era simpatico, spiritoso e aveva un modo accattivante di parlare.
Mi chiamava la sua “fata irlandese” per via dei miei capelli rossi, e devo a lui il mio amore per la musica irlandese.
Ci scrivevamo lettere chilometriche e in quel tempo che, come lui, vivevo con i miei genitori, la mia auto era diventato il nostro piccolo mondo dove lasciarci la corrispondenza quando non potevamo incontrarci, un nostro piccolo spazio segreto. Molto romantico.
Ma come ogni storia romantica che si rispetti, anche questa finì, il giorno che tu decidesti di presentarti.
Era una sera, a casa mia, i miei non c’erano e non mi sembrava vero di avere la casa libera per poterlo invitare a cena.
Tanti preparativi, la casa in ordine, una cena cucinata con tanto amore ed io vestita e truccata perfettamente.
Ma tu eri dietro l’angolo ed io non lo sapevo, così decidesti di fare la tua bella uscita privandomi della coscienza e costringendomi ad una triste esibizione di cui avrei fatto volentieri a meno.
Quando mi risvegliai i suoi occhi avevano perso quella luce che mi aveva affascinato, quel modo di guardarmi... mi accorsi subito che mi guardava con occhi diversi, quasi l’avessi deluso.
No, la sua fata irlandese non poteva essere epilettica.
“Ci tenevo solo a precisare che non ti lascio per la tua malattia”, mi disse dopo qualche settimana, mentre mi confessò il suo timore che mi sentissi male mentre mi baciava...

Claudia Giulietti


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