venerdì 2 settembre 2016

Io non sono la mia epilessia

C’è ancora chi mi chiama “epilettico”, perché ho l’epilessia, ma io non sono la “mia” epilessia. Ho dovuto farle spazio nella mia vita, mio malgrado. Ma non ho mai smesso di contrastarla con i farmaci a disposizione, che non per tutti però funzionano.


La cosa davvero insopportabile, più ancora delle crisi, è stato dovermi anche difendere da chi  –con un errore di prospettiva– confondeva me con la mia malattia.
Il problema, l’intruso, l’avversario è l’epilessia, non chi ne soffre. Sbagliare il bersaglio significa ritardare la messa a punto di soluzioni –sia sociali sia mediche. 

Parlare, ascoltare, chiedere: ecco da cosa è composta la pietra angolare su cui poggia il nostro impegno contro l’epilessia – per noi e per tutti.

Perché insieme si può.

Tarcisio Levorato

1 commento:

  1. Bellissime parole! Parlo da esterna, da compagna di un ragazzo che ha un "passeggero oscuro" dentro. Ma è verissimo, a volte anch'io confondo il passeggero con l'uomo, è molto difficile non averne paura, eppure l'amore è così forte che a volte mi vergogno dei miei stessi pensieri. Ci vuole tanto tempo anche per chi vive e condivide questa malattia, si vorrebbe scappare scegliendo la via più facile ma poi il conflitto scompare dentro una risata, dentro le cose comuni che si fanno assieme. Bisogna continuare a vivere come se non esistesse, amare profondamente se stessi e la vita. Samantha

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