martedì 10 aprile 2018

Diagnosi: epilessia. Giorno 1




E adesso?
E' quello che io mi sono chiesto insieme ai mie famigliari.
Vi scrivo poche cifre tanto per ricordare: in Italia i pazienti affetti da epilessie sono circa 500.000, di cui più o meno 125.000 resistenti alle terapie farmacologiche ed ogni anno che passa aumentano sempre di più.
Non vi chiedete mai quante persone in questo momento escono da uno studio medico o da un ospedale con la diagnosi di epilessia? Io mi faccio questa domanda ogni giorno e mi rivedo.
Ti trovi in mano un pezzo di carta con scritto “epilessia” e dei farmaci da assumere e tutto finisce li? Certo che no, vai a casa e cosa fai? Accedi ad internet e scrivi “epilessia”.
Un disastro, quello che viene fuori dalle tue ricerche viaggia in duemila anni di storia. Frequenti blog e social media vari, leggi domande e risposte, dalle più fantasiose alle più professionali, leggi di persone che viaggiano e cercano risposte in tutta Italia, leggi di dottori e professori: “Lui è bravo!”, “Lui non capisce niente!”, “Non andare da questo!”, “Vai da quest'altro!”, “Io vado di qui, io vado di là”, “Io prendo questa medicina”, “Io non la prendo perché vedo le mucche volare...”. Insomma, ti ritrovi in un delirio di informazioni e tonnellate di gigabyte. E tu sei li che guardi lo schermo del computer con il tuo pezzo di carta ancora in mano e - consentitemi l'espressione - è solo il tuo primo giorno..
Ci vuole tanto tempo prima che tu e i tuoi famigliari metabolizzino la situazione. Intanto impari a conoscere la tua epilessia a tue spese.
Poi cosa succede? Conosci persone con la tua stessa malattia, i tuoi stessi problemi, le tue stesse domande e i tuoi dubbi. Con loro ti ritrovi a parlare una stessa lingua e ti intendi perfettamente, come un dialetto riservato a “pochi”..! Quello che impari subito è che non esiste l'epilessia ma esistono LE epilessie.
Siamo in tanti ed ognuno cerca di vivere la propria vita al meglio delle proprie possibilità: conosci un uomo come te, ha una famiglia e fa teatro; conosci una mamma che lavora e ha tre splendide bimbe e una di loro è malata di epilessia; conosci una mamma che è malata di epilessia ma è impegnata quotidianamente nel sociale e nel far conoscere la sua patologia; conosci chi non ha più crisi da tanti anni e presiede un'associazione che è costantemente impegnata a sostenere i malati e a divulgare la conoscenza della malattia; conosci una ragazza che vive a centinaia di km da te e che combatte ogni giorno; conosci chi insegna e collabora con università; conosci una donna che manda avanti il ristorante di famiglia nonostante la malattia; conosci due genitori che si chiedono: “E dopo di noi, chi si occuperà di nostra figlia?”; conosci una mamma che un giorno ha detto una frase che è rimasta scolpita nella mia mente: “Io ho imparato a vivere con un braccio solo, perché l'altro mi serve per tenere per mano mio figlio e sorreggerlo quando cade”. Suo figlio ha la Lennox-Gastaut. Ma vi rendete conto della monumentalità di questa frase...? E' l'espressione dell'amore incondizionato per il proprio figlio; una frase detta quasi senza accorgersene, con una naturalezza disarmante.
Naturalmente a fianco di tutte queste persone ci sono anche i genitori, i nonni, le mogli e i mariti, gli amici, le sorelle, i fratelli e tanti altri, magari meno coinvolti nel quotidiano, che tuttavia ti stanno vicini e ti tendono la mano.
Queste parole per dirvi cosa? Vogliono esprimere solo una mia idea, il mio pensiero.
Usate il web, ma usatelo saggiamente. Cercate associazioni che possono essere vicine a voi. Usate il web per trovare gruppi autogestiti che discutono di epilessie in modo serio (sebbene a mio parere domande prettamente mediche che riguardano la vostra epilessia andrebbero sempre rivolte anche al vostro epilettologo-neurologo).
In altre parole, quello che ci tengo a dire è questo: cercate chi vive con le epilessie e se potete parlategli.
Con i mezzi che la moderna tecnologia mette a nostra disposizione, oggi possiamo interagire facilmente con persone anche molto lontane da noi.
La nostra epilessia è una malattia e io ho sete di informazioni corrette. Vorrei delle risposte, voglio sapere a livello sociale che cosa mi aspetta, voglio sapere quello che la società moderna pensa o vede in me oppure capire perché a volte non mi vede proprio..
Ho bisogno di vita vissuta, ho trovato vite vissute, ho parlato con vite vissute, una parola “vita” pensata e scritta nel suo più alto e nobile senso.








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