mercoledì 6 luglio 2016

La vita attraverso di te (Capitolo 6)

Un appuntamento importante



Era entrato nella mia vita C., il mio grande e unico amore.
Conosciuti a marzo, ci saremmo sposati a ottobre dell’anno seguente.
Volevo essere perfetta, non ero una sposina giovanissima, avevo 38 anni, ma volevo essere al massimo della forma. Così mi misi a dieta, mi bastava perdere quel paio di chili che avevo in più.


M’iscrissi ad una palestra e andai per alcuni mesi seguita da un personal trainer: per la prima volta nella mia vita scoprii che ero capace di sudare anch’io.
Fu molto gratificante constatare come l’allenamento regolare mi faceva, piano piano, conquistare piccoli obiettivi prima impensabili.
Ogni mattina mi bevevo un centrifugato di carota, limone e arancia, depurativo e disintossicante, insomma, agivo su ogni fronte possibile per essere al meglio per quella data così importante.

Rimaneva un’ultima cosa da risolvere: la tua ingombrante esistenza. Arrivare all’altare sapendo che ti avevo tolto dalla mia vita avrebbe reso più completo il senso di quella data: oltre che la mia vita sentimentale avrei risolto anche il mio passato, o così credevo.
Cancellarti da me avrebbe originato una vera rinascita, un passaggio ad una vita nuova.
Così, in primavera, incominciai a diminuire la dose delle mie pastigliette, unico segno della tua presenza, passai da 3 a 2 e mezzo.
Come sempre non sapevo se tu eri con me o no, l’unica è “tentare” diminuendo man mano le medicine che ti addormentano, se ci sei, salti fuori.
Ne parlai con il mio neurologo, il medico che mi aveva in cura da anni e lui disse di tentare, pronta però a tornare alla dose iniziale al primo sintomo della tua presenza.
Così incominciai la diminuzione, inutile dire che la mia mente era sempre lì, a studiarmi e controllarmi nei movimenti...

Alla dose di 2 pastiglie iniziarono le prime avvisaglie, e dopo un paio di settimane, mentre con C. salivamo le scale che ci portavano al piano dove abitavo, mi esibii in un triste balletto che coinvolse braccia e gambe.
Ormai era palese, tu c’eri e ti eri risvegliata per bene, pronta a fare anche più danni.
“Ma se l’unica cosa che ti comporta questa malattia è prendere 3 pastiglie al giorno, che ti frega? Prendile e non ci pensare più. Accetta la cosa e fattene una ragione, ci sono cose peggiori!”, mi disse il mio grande amore, e aveva ragione.
Dovevo ancora imparare ad accettarti, ma ero sulla strada e ora non ero sola. C. ci aveva accettate, perché non avrei dovuto fare lo stesso con te?

Claudia Giulietti


4 commenti:

  1. che dire..

    ci rinuncio perché non l'accetterai mai l' epilessia ed il rispetto che devi avere sempre nei tuoi confronti .

    auguri

    RispondiElimina
  2. che dire..

    ci rinuncio perché non l'accetterai mai l' epilessia ed il rispetto che devi avere sempre nei tuoi confronti .

    auguri

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