“Qui da noi si curano politici che sono nomi nazionali, nomi ‘forti’, non mi crederebbe se glieli facessi, ma ovviamente non glieli farò, perché, capisce, con il lavoro che fanno … insomma, sarebbero rovinati se si sapesse che soffrono di epilessia”.
Siamo a Pisa e a parlare è un neurologo che, assieme ad altri colleghi, mi ha aiutato per un pezzo che stavo scrivendo per Mente&Cervello.
Il medico mi parlò a lungo di quanto il “pregiudizio ancora oggi grava sui suoi pazienti”, o delle “difficoltà che incontrano nella vita di tutti i giorni, a partire dall’ignoranza delle persone”.
Era sincero.
Ma se è vero che il linguaggio "parla" il messaggio di cui si è fatto veicolo è che dell’epilessia delle “persone comuni” si può parlare, ma è tabù l’epilessia dei politici - specie se sono “nomi nazionali”.
E’ un curioso capovolgimento: i politici che hanno una patologia socialmente stigmatizzata non solo non se ne fanno testimonial, ma si curano in segreto.
Di Ranieri Salvadorini
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