CAROLA DI NATALE
Non sono Charles Dickens, non voglio
nemmeno avvicinare il mio nome al suo, ma, spero che questa mia
piccola “carola” di Natale vi piaccia.
La prima grande guerra è finita da
poco, molti, a fatica, sono tornati alle loro famiglie.
Siamo nel dicembre del 1918 quando il
grande Ermanno torna nelle sue montagne, vuole raggiungere la piccola
frazione di Santa Maria. E' l'ultima frazione della magnifica grande
valle in cui vive. Al momento di partire per la guerra aveva lasciato
una moglie e due bellissimi bambini.
Purtroppo ignorava che negli ultimi
mesi l'influenza spagnola aveva quasi sterminato tutti i poveri
abitanti del paesino e in questa triste lista c'era anche la sua
famiglia.
Il giorno in cui ritornò il tempo era
inclemente. Freddo e neve martoriavano il paese da mesi, ma a lui
questo non interessava e i suoi occhi risplendevano di felicità,
poiché era a casa e tra poco avrebbe riabbracciato tutta la sua
famiglia.
Non fu così. Entrando in paese si
accorse subito che qualcosa non andava, che poca gente lo salutava,
altri sembravano non riconoscerlo neppure. Miseria e fame erano scesi
sulle case di ogni famiglia.
Ermanno, nonostante la guerra, era
rimasto quello che era: un uomo forte, ma allo stesso tempo gentile e
ricco di saggezza cristallina nel suo cuore e nella sua anima.
Durante la guerra si era distinto in molte battaglie e aveva
guadagnato molte medaglie - medaglie a cui lui non dava alcun valore,
erano solo “patacche” da sfoggiare in nome di una guerra inutile
e devastante per tutta l'Europa.
Attraversò il paesino quasi di corsa,
piangeva dalla felicità, ma arrivato a casa non trovò nessuno. Le
stanze erano vuote, fredde, il camino spento da settimane.
A passo veloce raggiunse la piccola
chiesa del paese e lì trovò il parroco, che lo riconobbe subito e
senza dirgli nulla si avviò verso il camposanto, portandolo sulle
tombe della sua famiglia. Il grande Ermanno rimase in silenzio, un
pezzo del suo cuore e della sua anima morivano in quel preciso
istante. Le tombe erano lì, ma erano solo dei tumoli di terra con
una croce mal costruita piantata nel terreno gelato.
Ermanno non disse una parola, tornò
nella sua casa, accese il camino che ricominciò a scoppiettare di
nuovo, rinvigorito dai grossi ciocchi di legno che bruciavano e
scaldavano ogni dove, tranne il cuore di Ermanno, che piangeva
lacrime di amore spezzato.
Aveva fatto un lungo viaggio per
tornare e il suo ultimo pasto risaliva a due giorni prima. Scese
nella cantina dove venivano conservati i formaggi e ne prese un
pezzo. Prese anche una manciata di castagne, raccolte dalla sua
famiglia qualche mese prima. Quella fu la sua cena. Ermanno adorava
le castagne.
Ermanno sapeva fare tutto: dalle case
intere ai più piccoli giocattoli di legno e il giorno seguente
costruì e intagliò tre magnifiche croci. Le tre tombe non potevano
rimanere ignote e fu così. Una volta finite andò al camposanto e
sostituì le vecchie con le nuove. Ora le tombe della sua amata
famiglia avevano un nome ed un cognome.
Il giorno seguente il parroco, con le
poche decine di persone rimaste vive nel paese, si recarono da
Ermanno per chiedergli se potesse fare la stessa cosa anche per le
altre famiglie, dare una degna sepoltura nominando le croci dei cari
ormai defunti. Ermanno non ci pensò neanche un secondo e nel giro di
una settimana finì il lavoro e sistemò il camposanto. Lui era così,
sempre a disposizione dei più deboli, dei malati, di chiunque avesse
bisogno.
Dopo qualche anno il paesino cominciò
a ripopolarsi, la vita era rinata in quelle valli, una vita dura, dal
disgelo della primavera fino al lungo inverno. Poco era lasciato al
divertimento. Ogni stagione richiedeva il suo lavoro. La primavera:
tagliare la prima erba tutta fiorita e iniziare a fare i formaggi.
L'estate: la transumanza delle bestie per raggiungere gli alpeggi più
alti dove trovare ancora erba e tagliare il fieno. Erba diversa da
quella primaverile e anche qui produrre burro e formaggio, per poi
scendere a valle nei paesi più grandi dove potevano essere venduti.
Tagliare la segale seminata in primavera per poi produrre farina che
sarebbe servita tutto l'anno. L'autunno: quando con la seconda
transumanza si scendeva con tutti gli animali verso le stalle e le
case in cui passare l'inverno. Tagliare la legna e riempire le
legnaie, raccogliere castagne, seccarle per farne farina, anche
questa una fonte di sostentamento indispensabile su per quelle alti
valli.
Anche il grande Ermanno faceva tutto
ciò e in più, durante le lunghe e fredde giornate invernali,
costruiva dei magnifici mobili, creati, intagliati e incisi con
decorazioni meravigliose, interamente a mano. Molte persone dei paesi
più grandi della valle compravano da lui queste opere d'arte. Era un
uomo speciale, aiutava il prossimo e la sua saggezza e praticità
erano ben note e apprezzate da tutti gli abitanti della valle. Con il
denaro ricavato dalla vendita dei mobili riusciva ad aiutare anche le
persone più povere, senza mai volere nulla in cambio. Tutto ciò che
avrebbe desiderato per sé lo aveva già perso molti anni prima e non
poteva tornare.
Aiutava i giovani sposi a mettere su
casa, così come dava una mano agli anziani che non potevano più
lavorare e sostenersi durante l'anno. Ermanno vedeva solo il bene nel
mondo e negli uomini, nonostante avesse conosciuto gli orrori e le
sofferenze di una terribile guerra. Lui era il Grande Ermanno, tutti
lo rispettavano e seguivano i suoi consigli.
Un giorno tutto cambiò. Ermanno si
ammalò, di una malattia che lui conosceva, l'aveva già vista in
guerra. Veniva curata spesso in malo modo, ma i medici sapevano di
cosa si trattava. Lassù, nella piccola frazione, era una malattia da
evitare e chi ne era colpito era da considerare un “matt”.
Nessuno più con il passare del tempo gli rivolgeva la parola e
persino il parroco dava la colpa a qualche demone che saltuariamente
entrava nel corpo di Ermanno. Tutti nella loro ignoranza lo evitavano
e giravano al largo anche dalla sua abitazione appena fuori il paese.
Per molti era una malattia infettiva e mortale.
Tutto quello che il grande Ermanno
aveva fatto, tutte le opere buone, tutto il bene donato senza volere
alcunchè in cambio .. furono dimenticati molto presto. Ermanno ora
era solo, emarginato e gettato all'inferno da tutti.
Non poteva più vivere così, in questo
luogo e un giorno decise di sparire e indossati i suoi vecchi
scarponi chiodati di cuoio, prese lo zaino tutto logoro e partì per
le alte vette. Luoghi che solo lui sapeva raggiungere, posti dove
vecchissimi alpeggi erano ancora in piedi. Salendo, prima attraversò
le grandi faggete, poi entrò nelle maestose abetaie millenarie. Qui,
dopo circa due ore di camino, fu fermato da tre piccoli caprioli in
mezzo a tre enormi abeti rossi ed un grande larice. Il grande Ermanno
rimase per un attimo impietrito e poi capì e vide. Sui tre piccoli
caprioli erano comodamente sedute delle fate dei boschi e i tre abeti
ed il larice erano alberi sussurranti. Nel giro di pochi minuti tutti
gli animali del bosco lo circondarono.. era entrato nella magia di un
periodo antico, un luogo dove il tempo non esisteva. Gli abeti
sussurranti gli dissero che avrebbe ricevuto un grande regalo da lì
a poco. Così fu: le fate gli donarono l'immortalità e tutti gli
animali del bosco un pezzo del loro spirito. Gli alberi sussurranti
dissero che un uomo così di cuore, onesto e retto aveva ancora tanto
da offrire agli uomini, anche se era stato trattato male e aveva
subito torti e offese.
Da quel momento in poi il Grande
Ermanno entrò in un mondo magico, dal quale peraltro poteva uscire
quando voleva. Prese una decisione: avrebbe continuato ad aiutare chi
aveva bisogno e ne fece una missione.
Intanto,
nel piccolo paesino nessuno seppe più nulla del grande
Ermanno, anche se qualcuno diceva di avvistarlo ogni tanto su per le
valli, ed ogni volta che veniva visto tutti dicevano la medesima
cosa: non era invecchiato di un giorno.
Con il passare del giorni, dei mesi,
degli anni, le leggende su Ermanno erano sempre di più, i giovani e
gli uomini che lo conobbero di persona erano invecchiati, ma per
tutte le nuove generazioni che avevano la fortuna di avvistarlo o
incontrarlo lui era ancora giovane e forte.
Dopo decenni la leggenda divento quasi
realtà.
In una freddo giorno di fine Febbraio,
una giovane coppia uscì per andare a recuperare la legna che avevano
messo da parte durante l'autunno, nella loro legnaia era quasi
finita, era stato un inverno molto duro e freddo, avevano bisogno di
legna da ardere.
Ma la montagna a volte è traditrice e
in men che non si dica ti ritrovi in una tempesta di neve, la coppia
era quasi arrivata alla legna ma furono investiti dalla buriana. Il
vento era fortissimo e sferzava i loro visi, il buio era sceso in men
che non si dica, in pochi minuti non capirono più nemmeno dove si
trovavano, l'unica cosa che vedevano erano i grandi abeti millenari.
Avevano già capito, per loro non c'era
più speranza. Anche abbandonando la legna erano persi in una bufera
micidiale. Poi tutto cambiò, era come se il tempo si fosse fermato,
il vento era sparito, la neve scendeva lentamente e tutto era
illuminato da una luce brillante e calda. Erano immersi in mondo
prodigioso, incantevole e seducente. Poi lo videro, era il grande
Ermanno, non disse nulla, fece solo un gesto, quello di seguirlo.
Loro rimasero impauriti per qualche
minuto, poi andarono nella sua direzione.
Erano dentro una magia infinita, la
gioia e il grande cuore di Ermanno si potevano percepire, quasi
toccare e odorare. Avvertirono anche una punta di tristezza negli
occhi del Grande, lui, comunque, non aveva mai dimenticato la sua
famiglia.
In poco tempo si ritrovarono a poche
centinaia di metri dalla loro casa, la magia finì, volevano
ringraziarlo ma lui era già sparito, volatilizzato.
Quando entrarono in casa le donne del
paese erano li, con il loro figlio, mentre gli uomini erano in giro
per i boschi li vicino con le lampade ad acetilene.
La coppia abbraccio il proprio figlio e
pianse, piansero anche per quello che avevano provato restando con il
grande Ermanno. Poi tornarono a casa anche gli uomini del paese e con
grande sorpresa videro tutta la famiglia riunita. La coppia inizio il
loro racconto, nessuno parlava, descrissero Ermanno e i più vecchi
del paese dissero che era lui e che molti anni prima l'ho avevano
trattato come un reietto, un escluso.
I vecchi del paese avevano già sentito
dai loro nonni e bisnonni delle leggende delle fate dei boschi e
degli alberi sussurranti e capirono ciò che era successo e si misero
a piangere per quello che avevano fatto ad un uomo così buono.
Ringraziando la natura e la terra per aver riparato ai loro errori.
La mattina seguente la coppia si alzò,
dovevano recuperare la legna persa, ma con loro grande stupore la
legnaia era piena e il sentiero che portava su per le alte montagne
era pieno di impronte di vecchi scarponi chiodati.
Anche il parroco trovò una sorpresa al
camposanto sulle tombe della famiglia di Ermanno, erano state deposti
dei girasoli. Il giallo deciso, un colore associato alla speranza e
alla felicità e i semi disposti a spirale del girasole simboleggiano
la devozione incondizionata e un amore sempre crescente.
Il parroco non sapeva cosa dire, senza
parole, da dove venivano quei fiori estivi? Ma la gente del paese
sapeva, l'amore del grande Ermanno per la sua famiglia non era mai
stato dimenticato.
Passarono i decenni, passò un'altra
guerra, fino ad arrivare ai giorni nostri e l'aiuto di Ermanno non si
è mai esaurito.
Le storie del suo incontro sono sempre
quasi le stesse, la luce brillante e calda, un profumo di bontà e
saggezza, il tempo che quasi si ferma, lui sempre giovane e forte ma
con un po' di tristezza negli occhi.
La sua casa è ancora la, tutti gli
anni, chi ha ricevuto aiuto dal grande Ermanno l'undici di Novembre,
San Martino, si ritrova per sistemare o aggiustare la sua casa, in
casa lasciano legna secca e sacchi di Juta pieni di castagne da
mangiare.
Spesso gli abitanti del paese dicono
che durante l'inverno dentro la casa si vede la magia, la luce, poi
sostituita dal grande fuoco, nessuno si avvicina, ora è rispettato è
il SUO momento magico. Si vede il fumo che esce dal comignolo e si
sente il crepitio delle castagne che arrostiscono nella sua padella
annerita, fatta con martello e chiodi per fare i buchi.
E' il grande Ermanno che per una notte
torna umano e ricorda il giorno del suo rientro dalla grande guerra,
le tombe della sua famiglia e la prima sera quando mangiò castagne
tutto solo con la sua tristezza e il cuore spezzato. Poi la luce
ritorna, il fuoco si spegne e rimane solo un po' di fumo.
Il giorno dopo le genti del paese
entrano in casa e vedono ancora le ceneri calde e castagne mangiate.
Il parroco và al camposanto e trova i Girasoli.
Buon Natale a tutti.
Davide
Associazione Epilessia Emilia Romagna
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