Le piccole librerie chiudono, ora
usiamo gli ebook o libri digitali (forse è un bene per i nostri
alberi).
Comunque io amo i libri su carta
stampata e se sono vecchi libri li adoro ancora di più, odorano di
storia, di vita vissuta, di scaffali in legno. A volte ci trovi
dentro anche le annotazioni dei vecchi proprietari. Leggi e vedi una
antica calligrafia e pensi alla vita di queste persone e ti chiedi
perché hanno letto questo libro vecchiardo. Risposte non ve ne sono,
solo domande e l'effluvio delle pagine. Bellissimo!
Scribacchio un piccolo racconto, qui,
in queste prossime parole la mia epilessia non ha casa:
Era una piccola libreria in via Tadino
a Milano, zona stazione centrale.
Entrare era già una guerra, tra i
libri impilati a destra e sinistra ti rimaneva mezzo metro. Gli
scaffali erano pieni, anzi scoppiavano e quello che rimaneva era sul
pavimento e forma torri alte più di te.
Era fantastico entrarci, non vedevi
nemmeno il proprietario, sentivi solo la sua voce che ti dava il
benvenuto, un saluto caloroso, d'altri tempi. Era il Sig. Mario,
incredibilmente tu non lo vedevi ma lui ti diceva “ ciao Davidone”.
Ti riconosceva!
Poi ti diceva “ uè, se ghè un quei
cos che tinteresa lelà in fund a destra”.
Era un milanesone cresciuto a risotto
con l'ossobuco e cassoeula. Il fantastico è che poi quando andavi là
in fondo a destra ti rendevi conto che le sue parole ti avevano detto
tutto e niente, tanto quando arrivavi era una torre di babele fatta
di libri e quindi non ci capivi più nulla, anzi, stavi molto attento
a quello che toccavi, rischiavi di rimanerci sotto.
Poi, arrivava lui, che ti dava subito
del pirla, a priori, (a Milano è un intercalare del dialetto, non è
un'offesa).
Magicamente e inspiegabilmente ti
tirava fuori qualche libro che ti poteva interessare, anche vecchi,
datati e sporchi. Che personaggio, “il Mario”.
Alla fine della fiera ti stordiva
talmente tanto, tra parole e gesti, che un libro lo compravi!
Poi, ricordavi quello che il Mario ti
aveva raccontato della sua vita, in special modo di quando era un
partigiano a Milano e faceva da portaordini, in una città piena di
fascisti e “tugnit”, così chiamava i tedeschi.
Rischiava la vita tutti i giorni, per
fare in modo che io e chiunque altro in un futuro prossimo potessimo
entrare nella sua libreria e compare il libro che volevamo, senza
censure o costrizioni.
Caro Mario, ora ti saluto e ti
ringrazio per il tuo coraggio, la tua gentilezza, il tuo essere.
La tua voglia di parlare con la gente
che entrava nel tuo negozio anche se non comprava nulla. E' vero,
erano altri tempi, ma forse dovremmo ricordarcene tutti e insegnare a
chi verrà dopo di noi.
Ciao Mario, ho ancora i tuoi libri.
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