venerdì 1 luglio 2016

La vita attraverso di te (Capitolo 5)

Specchio



L’avevo conosciuto in una delle tante compagnie che frequentavo, P. mi attirò subito perché era diverso da tutti: uno sguardo penetrante e misterioso, un modo di parlare tutto suo, quel vezzo, probabilmente voluto, di passarsi spesso la lingua sulle labbra... non era bello ma era molto sensuale ed affascinante.
La cosa poi che, a 22 anni mi aveva fatto impazzire, era quel suo essere così al di fuori degli schemi.


Forse il fatto di ritrovarsi, così giovane, orfano di entrambi i genitori l’aveva costretto in un ruolo improvvisamente adulto che gli stava un po’ stretto e così aveva reagito costruendosi un suo mondo, un mondo dove vivere il sesso in modo totalmente libero, senza sensi di colpa, cosa che per me, a quel tempo, era una sensazione totalmente nuova.
Così mi disse molto liberamente che era bisex, era attratto anche dagli uomini che sapevano regalargli emozioni diverse.
Attraverso lui conobbi Charles Bukoswki, leggendo il suo “Diario di un vecchio porco” che a quell’età mi sorprese non poco.
P. mi corteggiò dal primo sguardo ed era palese, nel suo approccio, che il suo interesse nei miei confronti era principalmente sessuale.
Anche se non condividevo questo modo di intendere una relazione, mi stregava il suo modo di fare, forse anche perché arrivavo da una storia durata anni e basata esclusivamente su un’intesa intellettuale.
Volevo sentirmi desiderata, volevo amare ed essere amata, fisicamente, e gli ormoni a mille dei 20 anni non facevano che spingermi verso di lui.
Incominciammo così a vederci, passavamo le nostre serate parlando, anzi, più esattamente parlava lui di come intendeva il sesso, io lo ascoltavo affascinata.
P. si esprimeva in modo assolutamente libero e per me, ragazzina con esperienza rasente lo zero, questo modo di essere era irresistibile.
Mi attirava P. e allo stesso tempo ne avevo paura, sapevo che mi avrebbe fatto soffrire come sapevo che non era l’uomo con cui costruirci una vita, ma a quell’età le priorità sono altre...
Così facemmo l’amore, e fu una fiammata: avere a che fare con una persona così libera mi fece vivere la sessualità in un modo per me nuovo.
Un giorno decisi di parlargli di te, non sapevo però come affrontare l’argomento e così iniziai “girandoci intorno”.
Era un paio di mesi che ci frequentavamo e il vederci sempre la sera facendo le ore piccole ti stava risvegliando... così incominciai spiegandogli che, per motivi di salute, per un po’ di sere non avremmo potuto vederci, che dovevo recuperare un po’ del sonno perso, che in futuro avrebbe dovuto riaccompagnarmi prima a casa la sera e che, a causa di problemi di salute, per me era importante avere una vita regolare e...
immediatamente mi guardò fisso negli occhi e come se mi leggesse dentro mi chiese quali medicine prendessi.
“Scusa?”
“Sì, con cosa ti curi?”
Il mio stupore fu grande ma non fui certa da subito che lui si riferisse a te, non aveva elementi per sapere di te e l’epilessia, negli anni 80, era ancora una malattia sconosciuta ai più.
“Ma soffri di piccolo o grande male? Prendi il Gardenale?”,
- Ero senza parole e chiesi come aveva fatto ad indovinare il mio problema, - “perché anch’io soffro di epilessia”, mi disse.
Ero sconvolta, parlare con una persona che ti conosceva per esperienza personale fu per me un’emozione grandissima, partirono in automatico mille domande.
Lui era nato sano e si era ammalato di epilessia a causa di un’immersione sott’acqua.
Praticava il sub e una volta era risalito in superficie troppo velocemente procurandosi un embolo che gli scatenava appunto crisi saltuarie. Non sarebbe mai più guarito, lo sapeva, e si curava nel peggiore dei modi: prendendo le medicine così, quando si ricordava.
Io trasalii, i neurologi di mezza Torino erano stati tutti concordi nel sottolineare l’importanza di curarsi con precisione e regolarità. I primi tempi dovevo addirittura rispettare dei precisi orari. Poi, con il medicinale ormai in circolo, l’ora era diventata meno importante, ma assolutamente indispensabili i 3 appuntamenti giornalieri.
Gli spiegai da scolaretta diligente quale ero, quanto sopra, ma lui rise, dicendo che lui si curava quando aveva voglia, che anche se gli veniva una crisi non gliene importava.
Il suo non era un atteggiamento dettato da un rifiuto nei tuoi confronti, ma solo una scarsa considerazione del problema, come non amava rispettare certe regole nei rapporti personali così voleva sentirsi libero nel curarsi.
P. capì subito in che modo ben diverso avevo invece preso la tua venuta e mi aiutò, a suo modo, a “digerire” la cosa.
Ricordo che passammo un intero pomeriggio a casa sua, seduta sul divano di casa a ripetere “io sono epilettica” fino a che l’idea mi fosse diventata indifferente...
Fu la prima persona che mi aiutò nel lungo cammino che avrei dovuto percorrere per imparare ad accettare la tua esistenza.
Perché tu sei in me, ora lo accetto, ma io non sono te, ora lo so.

Claudia Giulietti


2 commenti:

  1. ciao Claudia,
    sono Ale e ti stai perdendo , prima ed ora , a scrivere " LA VITA ATTRAVERSO DI TE " quando invece LA VITA SEI TU , SEI QUELLO CHE FAI , SEI QUELLO CHE TI HA FATTO CRESCERE .

    Ho letto quello che hai scritto e non fai altro che costatare ciò che hai perso, non vissuto, evitato per tue paure piuttosto che sottolineare la bellezza delle passioni che ti spingono ad andare sempre avanti .

    Pure io " soffro " di epilessia da quando ho compiuto i 14 anni e ne sono passati 30 senza mai farmi , io stesso , preoccupazioni di esistenza, di modi di essere e di apparire . Di robe e non cose non vissute con donne che ho conosciuto ne ho esperienza e ancora di più di robe non vissute visto l' età che ho di esperienze di vita stessa .
    I medici mi hanno inserito lo stimolatore del nervo vago ( non so se lo conosci ) e di farmaci ne ho provati non pochi senza mai avere nessun risultato positivo .

    MI sono diplomato e arrivato a metà dell' università ho dovuto mollare perché fisicamente non ce la facevo ad andare avanti con il ritmo che occorreva .

    .. tutti abbiamo affrontato tanti problemi , quando tanti sono pochi , ma ti devi mettere in testa la FORZA che hai dentro e la FORZA che impari a conoscere ogni giorno . Non bisogna MAI lasciarsi andare e buttarsi all' indietro .

    l' Epilessia non siamo NOI , ce l'abbiamo dentro e fuori e non dobbiamo farcene causa di sorta, NOI siamo NOI e devi tirare fuori il coraggio che hai per andare avanti e farti sentire ciò che sei ,

    Sono stato lungo e sommario insieme ma non me ne importa , come non mi interessa quello che le altre persone pensano di quelli che affrontano la malattia ogni giorno .

    Alessandro perché Alessandro sono e sarò sempre .

    RispondiElimina
  2. ciao Claudia,
    sono Ale e ti stai perdendo , prima ed ora , a scrivere " LA VITA ATTRAVERSO DI TE " quando invece LA VITA SEI TU , SEI QUELLO CHE FAI , SEI QUELLO CHE TI HA FATTO CRESCERE .

    Ho letto quello che hai scritto e non fai altro che costatare ciò che hai perso, non vissuto, evitato per tue paure piuttosto che sottolineare la bellezza delle passioni che ti spingono ad andare sempre avanti .

    Pure io " soffro " di epilessia da quando ho compiuto i 14 anni e ne sono passati 30 senza mai farmi , io stesso , preoccupazioni di esistenza, di modi di essere e di apparire . Di robe e non cose non vissute con donne che ho conosciuto ne ho esperienza e ancora di più di robe non vissute visto l' età che ho di esperienze di vita stessa .
    I medici mi hanno inserito lo stimolatore del nervo vago ( non so se lo conosci ) e di farmaci ne ho provati non pochi senza mai avere nessun risultato positivo .

    MI sono diplomato e arrivato a metà dell' università ho dovuto mollare perché fisicamente non ce la facevo ad andare avanti con il ritmo che occorreva .

    .. tutti abbiamo affrontato tanti problemi , quando tanti sono pochi , ma ti devi mettere in testa la FORZA che hai dentro e la FORZA che impari a conoscere ogni giorno . Non bisogna MAI lasciarsi andare e buttarsi all' indietro .

    l' Epilessia non siamo NOI , ce l'abbiamo dentro e fuori e non dobbiamo farcene causa di sorta, NOI siamo NOI e devi tirare fuori il coraggio che hai per andare avanti e farti sentire ciò che sei ,

    Sono stato lungo e sommario insieme ma non me ne importa , come non mi interessa quello che le altre persone pensano di quelli che affrontano la malattia ogni giorno .

    Alessandro perché Alessandro sono e sarò sempre .

    RispondiElimina